La traduzione più ampia e completa dei Fait des Romains - chiamata anche versione Nannucci, dallo studioso che per primo la fece conoscere (cfr. Nannucci 1856) - è tràdita dai seguenti 6 codici: Berlin DS Hamilton 67 (H), Fi BR 2418 (R), Fi BML Acq. e doni 72 (L), CV BAV Vat. lat. 4808 (V), Ve BNM It. VI 180 (6118) (M; mutilo, contenente solo un frammento del testo) e Fi BNC II II 73 (copia di L). Peraltro H e R costituiscono due parti di uno stesso codice originario risalente al 1313, oggi smembrato (l'identificazione delle due sezioni spetta a Parodi 1889, pp. 296 e ss.): H, in particolare, risulta fondamentale in quanto è l'unico testimone della prima parte della traduzione lunga. Per quanto riguarda i rapporti tra gli altri manoscritti - che pur recando indubbiamente la stessa redazione, presentano comunque significative divergenze -, dagli studi di Papini 1973 pare si possa desumere la contrapposizione tra (H+)RLV da un lato e M dall'altro. In tempi più recenti Marroni 2004, pur confermando la ricostruzione di Papini, ha segnalato alcune convergenze tra L e M (pp. 25-39). D'altro canto, tutti i testimoni della redazione lunga (inclusi H e R) esibiscono prove certe di contaminazione in modo indipendente con la redazione breve, e non si può escludere che i copisti-rielaboratori, spesso propensi all'intervento sul testo, si valessero anche di altri codici della stessa redazione, il che può forse spiegare una situazione tanto incerta e complessa.
G. Staccioli, Sul ms. Hamilton 67 di Berlino e sul volgarizzamento della "IV Catilinaria" in esso contenuto, in «Studi di filologia italiana», 42 (1984), pp. 27-58.