Il manoscritto Fi BR 2543 (R), databile tra la fine del sec. XIII e l'inizio del XIV, è il più antico codice che ci abbia conservato una redazione particolare del Tristan francese in volgare italiano. Tale redazione è parzialmente testimoniata da altri tre manoscritti: Fi BR 1729 (F, contenente la sola prima parte del testo; la lingua del codice presenta un fondo pisano-lucchese, a cui è sovrapposta una patina veneta: cfr. Corti 1960 [1989], pp. 203-212, che corregge la localizzazione emiliano-veneta proposta da Parodi 1896); Fi BNC Panc. 33 (P, lungo estratto della prima sezione, con alcune divergenze e aggiunte: vd. la scheda del Tristano Panciatichiano); Fi BNC Pal. 556 (L, profondamente contaminato con la Tavola ritonda). Affine a P, inoltre, pare essere il brevissimo frammento (due carte) di un codice rinvenuto presso la Biblioteca Forteguerriana di Pistoia (Pt BF Documenti antichi 1), ascrivibile alla seconda metà del sec. XIII (cfr. Savino 1979).
Parodi 1896, primo editore dell'opera, raggruppò i quattro testimoni a lui noti in due coppie: da un lato RP e dall'altro FL. Tuttavia, se è evidente la presenza di un archetipo comune a monte (oltre a Parodi 1896, pp. LXV e ss., vd. Scolari 1990, p. 26 n. 4), meno salde appaiono le due famiglie, mancando errori sicuri che le confermino, tanto più che tra i vari codici si riscontrano notevoli divergenze a causa di rielaborazioni e interpolazioni. In ogni caso, è indiscutibile che l'edizione del testo non possa che fondarsi su R, «codice che più compiutamente rappresenta questa redazione del romanzo, tradizionalmente identificata come "riccardiana"» (Scolari 1990, p. 26): tale era la scelta operata da Parodi 1896, ribadita più di recente da Scolari 1990, che corregge in diversi punti la trascrizione del precedente editore (già definita «un po' frettolosa» in Mostra di codici 1957, p. 177), proponendo una grafia per certi versi più aderente al manoscritto (vd. il mantenimento della k a rappresentare l'occlusiva velare), oltre a recuperare qualche minima porzione di testo non letta da Parodi e ad avanzare congetture più ragionevoli per colmare alcune lacune (il codice, infatti, non è in buono stato di conservazione e presenta abrasioni e macchie che rendono vari luoghi quasi illeggibili). Il testo di Parodi è stato inoltre riproposto da Di Benedetto 1942, con maldestri interventi di ammodernamento della grafia, e correzioni prive di fondamento.
Quanto alla lingua di R, l'analisi dello stesso Parodi 1896, pp. CXXIX-CCX, secondo cui l'archetipo sarebbe da localizzare in area umbro-cortonese, benché i tratti linguistici originari siano parzialmente obliterati dal copista di area fiorentina, è stata in parte rettificata da Scolari 1988, il quale ha messo in luce la presenza di numerosi esiti del toscano occidentale, che potrebbero far pensare alla possibilità di un interposito copiato tra Pisa e Lucca, zone in cui i romanzi cavallereschi (e il ciclo tristaniano soprattutto) godettero di grande fortuna.
Il Tristano Riccardiano, edito e illustrato da Ernesto Giacomo Parodi, Bologna, Romagnoli-Dall'Acqua, 1896.
(ed. parziale, tratta da Di Benedetto 1942)