La Tavola Ritonda, trecentesca compilazione di materia arturiana nel complesso originale, ma che si avvale di numerose fonti, tra le quali spicca il Tristano Riccardiano, è tràdita da otto codici: Fi BML XLIV 27 (L1), Fi BML XLIII 10 (L2), Fi BNC II II 68 (M), Fi BNC Pal. 556 (P1), Fi BNC Pal. 564 (P2), Fi BR 2283 (R), Si BC I VII 13 (S), CdV BAV Urb. 953 (U). A essi si aggiungono due frammenti di area padano-veneta: un estratto dell'ultima parte dell'opera contenuto nel ms. CdV BAV Vat. lat. 6789 (V), e due sole carte provenienti in origine dallo stesso volume e oggi conservate nei codd. Pd BU 609 e Ud BA 86 (cfr. rispettivamente Delcorno Branca 1971, p. 294 n. 14 e Benedetti 1990, pp. 44-45).
L'unica edizione del romanzo è quella di Polidori 1864-1866, il cui testo è stato più volte riproposto, sia in modo parziale (Di Benedetto 1942, pp. 299-343; Arese 1950, pp. 279-463; Segre-Marti 1959, pp. 666-735), sia nella sua interezza (Heijkant 1997 e Trevi 1999). Tale edizione è basata su L1, confrontato ed emendato con M e S (da quest'ultimo, in particolare, vengono tolti i primi undici capitoli, mancanti in L1). Polidori conosceva, pur non usandoli, anche P1, P2 e R, mentre gli erano ignoti, in quanto segnalati successivamente, i rimanenti codici. L'edizione, anche se meritoria, presenta notevoli limiti (cfr. Branca 1968, pp. 38-39), e per questo si attende con interesse il nuovo testo promesso da Arianna Punzi, che in un articolo preparatorio (Punzi 1998) ha già delineato sinteticamente la delicata questione ecdotica. Riprendendo in buona parte lo stemma tracciato da Eusebi 1979 [2005] sulla base di una collazione dei testimoni limitata a quegli episodi della Tavola che derivano dal Tristan di Thomas, la Punzi individua tre gruppi di codici: in primo luogo l'ampia tradizione toscana (L1, L2, M, S, U e R), alla quale si affiancano una redazione perugina, rappresentata da P2 (su cui cfr. Guida 1979), e una redazione veneta, costituita da P1 (troppo frammentari per proporre una collocazione V e i due lacerti di Padova e Udine). Tuttavia, secondo le ipotesi di Delcorno Branca 1998, P1, molto rimaneggiato, non è da considerare una tarda (è datato 1446) e indipendente rielaborazione della Tavola, ma piuttosto un rappresentante di un diverso stadio della tradizione, al fianco del gruppo toscano: in altre parole, P1 e la redazione toscana avrebbero a monte un interpositus comune, dalla fisionomia diversa, definito Tavola Ritonda X. Tutti i testimoni sembrano derivare da un archetipo, come conferma Eusebi 1979 [2005], p. 268, che ha rintracciato prove di almeno un errore condiviso dall'intera tradizione.
Venendo dunque alla redazione toscana, che più interessa sotto l'aspetto filologico, la Punzi ritiene che la futura edizione dovrà avere come manoscritto base M (peraltro già rivalutato da Segre-Marti 1959, pp. 1094-1096): si tratta infatti dell'unico testimone completo (oltre a S, che però è rimaneggiato e presenta una forte patina senese). Come manoscritto di controllo, sostiene ancora la Punzi, si potrà utilizzare L2, «acefalo e alquanto modernizzato nella grafia, ma utile per correggere o integrare M» (Punzi 1998, p. 733). Non andranno comunque dimenticati gli apporti di P1 e P2, che, pur latori di redazioni diverse, si rivelano talvolta particolarmente utili nella ricostruzione testuale (per alcune lezioni genuine conservate dal solo P2 cfr. Guida 1979, pp. 655-659 n. 26 e Punzi 1998, pp. 730-731).
Meno importanti, infine, gli altri codici: L1, scelto da Polidori, è come detto privo dei primi undici capitoli e inoltre «sfigurato da una serie di errori e incomprensioni del copista non facilmente sanabili senza il supporto degli altri testimoni» (Punzi 1998, p. 733); U e R sono, invece, copie rispettivamente di M e L1.
La Tavola Ritonda o l'Istoria di Tristano, per cura e con illustrazioni di F.L. Polidori, Bologna, Romagnoli, 1864-1866, 2 voll.
A. Punzi, Per una nuova edizione della «Tavola Ritonda», in Atti del XXI Congresso Internazionale di Linguistica e Filologia romanza, Centro di Studi filologici e linguistici siciliani - Università di Palermo, 18-24 settembre 1995, a cura di G. Ruffino, vol. VI, Max Niemeyer Verlag, Tübingen, 1998, pp. 727-739.