Il volgarizzamento, parziale, è tramandato da sei testimoni tutti adespoti e anepigrafi del XIV e del XV secolo:
B = Fi BNC, Magl. VIII.1416, cc. 20v-23v;
P = Fi BNC, Panciatichiano 67, cc. 3v-6r;
N = Fi BNC, II.II.16, cc. 69v-71v;
R = Fi BR, 1317, cc. 73r-74v;
A = Fi BML, Ashburnham 539, cc. 90v-93r;
M = Fi BNC, Magl. XXXVIII.127, cc. 89v-94v.
Il testo del volgarizzamento della Disciplina clericalis è preceduto in tutti e sei i testimoni dal volgarizzamento A della Formula vitae honestae, la cui tradizione è invece assai più vasta (e ancora inesplorata). Nei manoscritti non c'è soluzione di continuità tra le due opere: solitamente la Formula vitae honestae non presenta alcun colophon (in M c'è un colophon - "Explicit liber .iiij°. virtutis Seneche filososi" [sic] - ma si trova alla fine della Disciplina clericalis), e la Disciplina clericalis sembrerebbe a prima vista soltanto un ulteriore capitolo dell'opera precedente. In P il copista addirittura comincia a trascrivere il testo della Disciplina clericalis senza andare a capo. Le due opere devono quindi essere trattate alla stregua di un'unità testuale.
Tutti i testimoni risalgono, come è stato notato più volte, a una sola traduzione, ma la fortuna del testo è caratterizzata da una tradizione in parte attiva. B e P rappresentano la redazione più fedele al testo latino: e B è tendenzialmente più corretto di P. N elimina quasi tutte le sezioni gnomiche dell’opera. R e A sono descripti di N. M offre nella prima metà del volgarizzamento della Disciplina clericalis (fino a Dc 98-99) un testo amplificato nelle sezioni narrative; mentre nella seconda metà non presenta innovazioni di rilievo e risulta descriptus di P, segno che non è il copista di M il responsabile delle amplificazioni.
Lo stemma codicum, valido sia per la Formula vitae honestae sia per la prima metà della Disciplina clericalis, è bipartito: da un lato M, dall'altro la famiglia BPN, all'interno della quale si individua la sottofamiglia BP. Questo fino alla prima metà del volgarizzamento della Disciplina clericalis, perché nella seconda metà, come si è già detto, M è descriptus di P. Non varia invece la posizione degli altri testimoni.
M è il testimone che, grazie alle amplificazioni narrative, ha goduto della maggiore fortuna editoriale, ma è da segnalare che se si vuole leggere il testo originale del volgarizzamento si dovrà assumere B come testimone base (M rimane tuttavia un testimone importante nella prima parte dell'opera perché il rimaneggiamento da esso tramandato si basa su un esemplare assai corretto: per quel che riguarda il volgarizzamento A della Formula vitae honestae M è infatti migliore di BPN).
Il costante abbinamento dei due volgarizzamenti, oltre a aver permesso di stabilire con precisione i rapporti tra i testimoni della Disciplina clericalis, si è rivelato fondamentale anche per stabilirne un terminus ante quam. Tra i numerosi testimoni che tramandano il volgarizzamento A della Formula vitae honestae (ma non la Disciplina clericalis) vi è infatti il celebre codice Fi BNC, II IV 111 vergato da Fantino da San Friano nel 1274/1275. Poiché questo testimone condivide, per quanto riguarda il volgarizzamento del trattato di Martino di Braga, varie lezioni erronee con BPN in opposizione a M, il volgarizzamento della Disciplina clericalis non può essere posteriore al 1274/1275.
Un'ulteriore retrodatazione del volgarizzamento potrebbe risultare da uno studio filologico sul Tresor di Brunetto Latini (composto fra il 1260/61 e l’inizio del 1266). Ricerche in corso (a opera di chi scrive) mostrerebbero infatti che Brunetto Latini si è servito del volgarizzamento A della Formula vitae honestae, e non dell'originale latino, come fonte per alcuni capitoli del secondo libro del Tresor, e che l'esemplare utilizzato da Brunetto rientrava nella famiglia a cui appartengono BPN.