Tradizione diretta: manoscritti (16)

1. Berlin (Germania), Staatsbibliothek zu Berlin - Preußischer Kulturbesitz, Lat. fol. 593 =
Berlin S Lat. Fol. 593
2. Cambridge (Regno Unito), Library of Corpus Christi College, 426/I =
Cambridge LCCC 426/I
3. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Urbinate latino, 201 =
CV BAV Urb. lat. 201
4. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Urbinate latino, 1184 =
CV BAV Urb. lat. 1184
5. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano latino, 2928 =
CV BAV Vat. lat. 2928
6. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano latino, 3430 =
CV BAV Vat. lat. 3430
7. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano latino, 11533 =
CV BAV Vat. lat. 11533
8. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, LIII 18 =
Fi BML LIII 18
9. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, XC sup. 41,2 (già 951) =
Fi BML XC sup. 41,2
10. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, XC sup. 42 =
Fi BML XC sup. 42
11. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Conventi soppressi, 452 =
Fi BML Conv. soppr. 452
12. Manchester (Regno Unito), Chetham\'s Library, Mun., A 3 131 (già 27929) =
Manchester CL Mun. A 3 131
13. Napoli, Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III», VIII F 27 =
Na BN VIII F 27
14. Padova, Biblioteca Capitolare, C 78 =
Pd Bca C 78
15. Sevilla (Spagna), Biblioteca Capitular y Colombina, 5 4 45 =
Sevilla BCC 5 4 45
16. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Latino, VI 109 (già 2852) =
Ve BNM Lat. VI 109

1. Berlin (Germania), Staatsbibliothek zu Berlin - Preußischer Kulturbesitz, Lat. fol. 593 =
Berlin S Lat. Fol. 593
Datazione: sec. XV prima metà
Si tratta di un codice monografico
Ms. non esaminato direttamente

2. Cambridge (Regno Unito), Library of Corpus Christi College, 426/I =
Cambridge LCCC 426/I
Datazione: sec. XV prima metà
Si tratta di un codice monografico a cui è stato aggiunto un codice cartaceo miscellaneo del XV secolo
Ms. non esaminato direttamente

3. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Urbinate latino, 201 =
CV BAV Urb. lat. 201

4. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Urbinate latino, 1184 =
CV BAV Urb. lat. 1184
Datazione: 1408
Si tratta di un codice monografico interamente palinsesto
Ms. non esaminato direttamente

5. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano latino, 2928 =
CV BAV Vat. lat. 2928
Datazione: sec. XIV fine
Si tratta di un codice monografico rivisto dallo stesso Salutati: alla fine del De fato et fortuna è stata trascritta, in un secondo momento, una epistola di Felice Agnolelli a Coluccio.
Ms. non esaminato direttamente

6. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano latino, 3430 =
CV BAV Vat. lat. 3430
Datazione: sec. XV prima metà
Si tratta di un codice monografico; di altra mano la trascrizione di alcuni estratti dei Trionfi di Petrarca.
Ms. non esaminato direttamente

7. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano latino, 11533 =
CV BAV Vat. lat. 11533
Datazione: 1464
Si tratta di un codice monografico
Ms. non esaminato direttamente

8. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, LIII 18 =
Fi BML LIII 18
Datazione: 1400 circa
Si tratta di un codice monografico
Ms. non esaminato direttamente

9. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, XC sup. 41,2 (già 951) =
Fi BML XC sup. 41,2
Datazione: sec. XV metà
Il codice, che contiene vari testi di Coluccio, tramanda, alle cc.119v-122v, il
Carme a Iacopo Allegretti, inserito nel
De fato et fortuna, seguito dal brano conclusivo del libro III, cap. 1
Ms. non esaminato direttamente

10. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, XC sup. 42 =
Fi BML XC sup. 42
Datazione: 1414/1416
Il codice, esemplato da Bartolomeo Aragazzi da Montepulciano, contiene tra l’altro, oltre al De fato et fortuna, vari estratti di Cicerone
Ms. non esaminato direttamente

11. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Conventi soppressi, 452 =
Fi BML Conv. soppr. 452
Datazione: sec. XV metà
Si tratta di un codice monografico copiato probabilmente per Angelo Gaddi
Ms. non esaminato direttamente

12. Manchester (Regno Unito), Chetham\'s Library, Mun., A 3 131 (già 27929) =
Manchester CL Mun. A 3 131
Datazione: sec. XV inizio
Il codice, che è costituito da due manoscritti diversi, riuniti verso la metà del XV secolo, contiene anche il
De seculo et religione e due
Declamationes di Salutati
Ms. non esaminato direttamente

13. Napoli, Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III», VIII F 27 =
Na BN VIII F 27
Datazione: sec. XVI metà
Si tratta di un codice monografico
Ms. non esaminato direttamente

14. Padova, Biblioteca Capitolare, C 78 =
Pd Bca C 78
Datazione: sec. XV prima metà
Si tratta di un codice monografico
Ms. non esaminato direttamente

15. Sevilla (Spagna), Biblioteca Capitular y Colombina, 5 4 45 =
Sevilla BCC 5 4 45
Datazione: sec. XV prima metà
Si tratta di un codice monografico
Ms. non esaminato direttamente

16. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Latino, VI 109 (già 2852) =
Ve BNM Lat. VI 109
Datazione: sec. XV inizio
Si tratta di un codice monografico rivisto dallo stesso Salutati
Ms. non esaminato direttamente
Storia della tradizione
Il
De fato et fortuna, un trattato in cinque libri sul tema della fortuna e del libero arbitrio, fu composto da Coluccio Salutati tra il 1396 e il 1399, secondo quanto attestano alcuni riferimenti contenuti nell’epistolario dell’autore. La cronologia dell’opera è stata ampiamente discussa, in particolare da
Rüegg 1954 e da
Witt 1976: mentre
Rüegg riteneva che il secondo libro del
De fato fosse stato composto prima del 1396 e che da quell’anno in poi,
fino ad un periodo anteriore al settembre 1399, fossero stati scritti, nell’ordine, i libri terzo, primo, quarto e quinto,
Witt ha proposto una diversa cronologia secondo la quale i libri primo e secondo sarebbero stati già pronti nel 1396, i libri terzo e quarto risalirebbero alla fine dello stesso anno e il proemio e l’ultimo libro sarebbero da collocare tra la fine del 1396 e gli inizi del 1397. Secondo
Concetta Bianca, editrice del
De fato et fortuna, l’ipotesi di
Witt appare accettabile, sia pure con alcune considerazioni che non ne modificano le linee principali: ferma restando la cronologia 1396-1397, è probabile, secondo la
Bianca, che il proemio e il primo libro, strettamente collegati, siano stati composti nello stesso periodo. Per quanto riguarda poi il titolo dell’opera, benché Salutati in una lettera-testamento del 1405 avesse mostrato di preferire la formulazione
De fato fortuna et casu, la
Bianca ha scelto di attenersi alla forma costantemente riscontrata nei codici e alla testimonianza concorde dei contemporanei, nella convinzione che Coluccio mirasse comunque a «distinguere due parti del suo lavoro, il primo sul fato e il secondo sulla fortuna e il caso che del resto erano argomenti quasi speculari nella stessa trattazione di Aristotele» (
Bianca 1985, p. XVII). L’opera di Salutati, che ha avuto una discreta circolazione manoscritta, è approdata alla stampa soltanto in epoca moderna: a parte alcuni estratti pubblicati in
Garin 1943-1946, l’unica edizione critica è quella di
Bianca 1985. Il
De fato et fortuna è stato tramandato da 15 manoscritti:
Berlin S Lat. Fol. 593 [=
D],
Cambridge LCCC 426/I [=
T],
CV BAV Urb. lat. 1184 [=
F], CV BAV Urb. lat. 201 [=
U],
CV BAV Vat. lat. 11533 [=
G],
CV BAV Vat. lat. 2928 [=
V],
CV BAV Vat. lat. 3430 [=
O],
Fi BML Conv. Soppr. 452 [=
A],
Fi BML LIII 18 [=
P],
Fi BML XC sup. 42 [=
B],
Manchester CL Mun. A. 3. 131 [=
R],
Na BN VIII F 27 [=
N],
Pd Bca C 78 [=
C],
Sevilla BCC 5 4 44 [=
S] e
Ve BNM Lat. VI 109 [=
M]. Il codice
Fi BML XC sup. 41,2 [=
L] contiene soltanto un breve estratto del
De fato et fortuna. La maggior parte dei testimoni risale ad un periodo compreso tra la fine del XIV secolo e la seconda metà del XV secolo; un solo codice, incompleto, è di epoca cinquecentesca. Due manoscritti,
CV BAV Vat. lat. 2928 e
Ve BNM Lat. VI 109 sono stati corretti e rivisti dallo stesso Salutati che è intervenuto sui margini dei due codici. In generale, i testimoni superstiti sono codici monografici: soltanto
CV BAV Urb. lat. 201 e
Manchester CL Mun. A. 3. 131 tramandano, insieme al
De fato et fortuna, altre opere di Salutati. È probabile, poi, che tre codici, segnalati in antichi inventari (cfr.
Bianca 1985, pp. CXXVIII-CXXX) e non identificabili con i manoscritti superstiti, siano andati perduti. La valutazione analitica dell’intera tradizione manoscritta ha permesso a
Concetta Bianca di ricostruire uno
stemma codicum a partire da un archetipo comune
y, oggi perduto, non individuabile «in un manoscritto di dedica, come accade nel periodo successivo, dopo il Salutati, ma piuttosto nelle carte sciolte o fascicoli non ancora rilegati esistenti presso l’autore e che comunque registrano lo stadio definitivo dell’opera stessa, destinato per volere del medesimo autore a fungere come capostipite della tradizione» (
Bianca 1985, p. CXXXI). Si tratta di un archetipo non necessariamente scritto in forma chiara o senza correzioni ma comunque non identificabile con un archetipo in movimento caratterizzato da successive e rilevanti modifiche d’autore. Non è poi possibile, secondo la
Bianca, accertare se
y «fosse interamente scritto da Coluccio – nel quale caso l’archetipo-originale acquisterebbe anche il carattere di autografo – oppure, come avveniva nella tradizione tardo-medievale, semplicemente rivisto e corretto dall’autore. Né tantomeno si possono ipotizzare (…) due redazioni diverse, per quanto le differenti lezioni di
M e
V, entrambi rivisti dall’autore, potrebbero far sorgere il sospetto. (…) gli interventi su
M e
V sono diretti nella maggior parte dei casi ad integrare le lacune più lunghe o maggiormente evidenti»
(BIANCA 1985, p. CXXXII). Da
y derivano direttamente
Fi BML LIII 18,
CV BAV Vat. lat. 2928,
Ve BNM Lat. VI 109, β, capostipite di
CV BAV Urb. lat. 1184 e
Fi BML XC sup. 42, tra loro collaterali, e α. Da α derivano
Manchester CL Mun. A. 3. 131, ε (capostipite assai scorretto dei testimoni, tra loro collaterali,
Fi BML Conv. Soppr. 452,
Pd Bca C 78,
CV BAV Vat. lat. 11533 e
CV BAV Urb. lat. 201)e γ, padre dei collaterali
Cambridge LCCC 426/I e
Berlin S Lat. Fol. 593; alla stessa famiglia appartengono i testimoni
Sevilla BCC 5.4.45 e
CV BAV Vat. lat. 3430 (di quest’ultimo codice risulta
descriptus Na BN VIII F 27). A tale proposito è da segnalare, in
Bianca 1985, una incongruenza, dovuta probabilmente ad un refuso, tra testo e immagine dello
stemma codicum: mentre nel testo si legge che «a loro volta S e O risultano derivare da una medesima copia (γ) come indica già lo stesso
incipit; sono contraddistinti inoltre da errori
singulares e da varie lacune, tali però da non giustificare un rapporto di dipendenza diretta uno dall’altro» (
Bianca 1985, p. CXXXVI), nello schema, il capostipite di S e O, tra loro collaterali,
viene denominato, con ripetizione della sigla, S. Nell’ambito dell’intera tradizione, i testimoni più corretti e più interessanti ai fini della trasmissione testuale risultano essere
Fi BML XC sup. 42,
CV BAV Urb. lat. 1184,
Ve BNM Lat. VI 109,
Fi BML LIII 18 e
CV BAV Vat. lat. 2928: sono questi i manoscritti registrati nell’apparato critico dell’edizione
Bianca 1985 dove compaiono anche le correzioni e le aggiunte di Salutati a
Ve BNM Lat. VI 109 e
CV BAV Vat. lat. 2928. Per quanto attiene, poi, alla grafia, l’editrice si è mossa nel rispetto delle scelte teoriche di Coluccio, autore assai sensibile alle questioni ortografiche, optando, ad esempio, per la rinuncia ai dittonghi
oe-ae. Il
De fato et fortuna ha avuto una discreta circolazione manoscritta ma la sua fortuna si è arrestata alla fine del XV secolo probabilmente a causa dei delicati temi dibattuti nell’opera: «né tipografi né editori si interessarono, tra la fine del ‘400 e i primi decenni del ‘500, per inserirla nei propri progetti editoriali. Lo scoppio della polemica luterana doveva infine segnare un netto e definitivo abbandono: l’interpretazione storiografica nata nel periodo della controriforma non poteva non rivolgere i propri strali verso un’opera che già nel titolo (…), e ancor più per alcuni capitoli sul libero arbitrio e la predestinazione, richiamava temi teologici difficili e controversi» (
Bianca 1985, p. LXXIX). Alcuni stralci del
De fato et fortuna sono stati pubblicati, sulla base di
CV BAV Vat. lat. 2928, da
Garin 1943-1946; il cap. 6 del secondo libro, contenente un famoso brano relativo alla critica testuale, è stato pubblicato più volte (cfr.
Bianca 1985, p. LIII nota 244) mentre l’unica edizione critica integrale del
De fato et fortuna è quella di
Bianca 1985.
Indice della scheda
Bibliografia
Edizione/i di riferimento
Bianca 1985 =
Coluccio
Salutati,
De fato et fortuna, a cura di Concetta Bianca, Firenze,
Olschki, 1985
Edizioni significative
Garin 1943-1946 =
Eugenio
Garin,
I trattati morali di Coluccio Salutati, in «Atti e Memorie
dell’Accademia fiorentina di scienze morali La Colombaria», n.s., I (1943-1946),
pp. 55-88
Pubblica in appendice alcuni estratti del De fato et fortuna: il cap. 11 del libro II e il cap. 2 del libro III
Bibliografia filologica
Ciociola 2001 =
La tradizione dei testi, coordinato da Claudio Ciociola, vol. X della
StoLI (2001).
p. 450
Rüegg 1954 =
W.
Rüegg, Entstehung,
Quellen und Ziel von Salutatis “De fato et fortuna”,
in «Rinascimento» V (1954), pp. 143-190
Witt 1976 =
R. G.
Witt,
Toward a Biography of Coluccio Salutati, in «Rinascimento» XVI
(1976), pp. 19-34
Indice della scheda