Il manoscritto Fi BNC Panc. 33 (P), dell'inizio del sec. XIV e dal colorito linguistico pisano-lucchese, è un'antologia che raccoglie, in modo sparso, ma non privo di coerenza (cfr. Heijkant 1994), parti di romanzi arturiani volgarizzati. Il materiale tristaniano comprende due lunghe sezioni, corrispondenti a diverse unità narrative, inframmezzate da un passo della Mort Artu. Il primo dei due testi di Tristano (alle cc. 39v-128r) segue per larga parte la versione del codice Fi BR 2543 (R, il cosiddetto Tristano Riccardiano), non senza alcune divergenze e, soprattutto nelle ultime carte, aggiunte (alcuni episodi sono infatti ignoti agli altri testi tristaniani italiani), tali da far pensare che il compilatore si avvalesse della redazione comune del Tristan. La seconda sezione (cc. 150r-284v), che propriamente si può definire Tristano Panciatichiano, presenta parte di una diversa - e più fedele - traduzione del Tristan en prose e si chiude con un ulteriore frammento sulla morte dell'eroe, forse proveniente dalla medesima fonte.
Tutto il contenuto del codice (inclusi i testi non tristaniani) è stato di recente pubblicato da Allaire 2002. In precedenza, il solo episodio della morte di Tristano si trovava in calce all'edizione di Parodi 1896, pp. 371-406 (e di lì passato nelle edizioni Di Benedetto 1942 e Arese 1950), che in questo modo colmava la lacuna delle ultime carte di R (benché, come detto, il frammento non abbia alcun rapporto di parentela con la redazione Riccardiana), e a quella di Scolari 1990, pp. 327-354. Parodi traeva il testo da P, mentre Scolari fornisce un'edizione critica, tenendo conto per la ricostruzione testuale, oltre che di P (la cui trascrizione è definita «piuttosto frettolosa», p. 30), anche del Tristan en prose e di Wien, ÖN Palat. 3325, recante il Tristano Veneto, che, come il Tristano Panciatichiano, segue la redazione denominata V1 del Tristan, e dunque presenta questo stesso episodio (in proposito cfr. Delcorno Branca 1980, p. 225; e per la vicinanza tra P e il codice viennese nella sezione finale cfr. già Parodi 1896, pp. CXXIV-CXXV).
Si aggiunga infine che alla stessa redazione del Tristano Panciatichiano sembra collegarsi anche il breve frammento di codice (sei carte), sempre di area toscano-occidentale, rinvenuto in una pergamena usata come coperta di documenti notarili all'Archivio Storico di Todi (Todi AS senza segnatura), segnalato da Paradisi-Punzi 1993.
Il Tristano Riccardiano, edito e illustrato da Ernesto Giacomo Parodi, Bologna, Romagnoli-Dall'Acqua, 1896.
Daniela Delcorno Branca, Per la storia del «Roman de Tristan» in Italia, in «Cultura Neolatina», XL (1980), pp. 211-229.
G. Paradisi, A. Punzi, La tradizione del Tristan en prose in Italia e una nuova traduzione toscana, in Actes du XXe Congrès International de Linguistique et Philologie Romanes, Tübingen und Basel, Francke, V, 1993, pp. 321-337.