La Sommetta consiste in una serie di salutationes seguita da due lettere esemplificative. È conservata da un unico codice, Fi BNC II VIII 36 (di un secondo testimone, CdV BAV Chigi L VII 267, dà erroneamente notizia Bolton Holloway 1986, p. 34). Alcuni estratti dell'opera furono pubblicati da Bertoni 1910, mentre i restanti brani fuorono editi da Aruch 1915. La prima edizione integrale è quella di Wieruszowski 1959 (poi riproposta, con qualche minima divergenza in Wieruszowski 1971, pp. 553-561), tuttavia molto insoddisfacente sotto l'aspetto filologico, a causa di numerosi errori di trascrizione e di un'interpunzione spesso fuorviante. Molto più accurata è l'edizione proposta di recente da Hijmans-Tromp 1999, che ha anche avuto il merito di respingere definitivamente la falsa attribuzione dell'opera a Brunetto Latini (per la dimostrazione vd. in partic. le pp. 180-182), proposta a suo tempo dal Davidsohn (e accolta dalla Wieruszowski) solo sulla base del fatto che la Sommetta compare nel codice fiorentino in mezzo al volgarizzamento del Tresor.