La novella De origine inter Gallos ac Britannos belli historia di Bartolomeo Facio, già abbozzata negli anni in cui l'autore alternava l'attività di cancelliere e pedagogo tra Genova, Firenze e Lucca, venne rivista tra il 1445 e il 1448, all'indomani del definitivo trasferimento presso la corte aragonese di Napoli. Dell'opera, pressoché sconosciuta (se ne trova qualche cenno in Di Francia 1924) e pubblicata per la prima volta soltanto nel XVIII secolo in Camusat 1731, prima dell'edizione critica di Gabriella Albanese, in Albanese-Bessi 2000 (anticipata da alcune considerazioni sui problemi ecdotici delle edizioni di novelle in Albanese 1998) esisteva soltanto una trascrizione da un tardo e scorretto codice in Doglio 1975. Dalla novella di Facio Jacopo di Poggio Bracciolini trasse il volgarizzamento Della origine della guerra tra Franciosi e Inghilesi la cui edizione critica è stata messa a punto da Rossella Bessi in Albanese-Bessi 2000. La novella, di cui manca l'autografo, è tradita da ventuno manoscritti che risalgono a diverse epoche comprese tra il XV e il XIX secolo: Barcelona BC 2083 [=B], Brighton ESCCL 8 [=Br], Fano BCF Polidori 39 [=Fa], Fi BML 90 sup. 47 [=Fl], Fi BNC Magliab. XXIV 162 [=Fm], Fi BNC Landau Finaly 253 [=Fn], Ge BC m.r. Cf. Arm. 26 [=G], Ge BU B II 11 [=Gu], Lu BC 544 [=L], Ve BNM Lat. XIV 107 [=M], Ve BNM Lat. XIV 2 [=Ma], Na BN XIV C 27 [=N], CV BAV Ottob. lat. 1677 [=O], Paris BNF lat. 6267 [=P], Paris BNF lat. 6268 [=Pr], Manchester JRUL lat. 178 [=R], Salamanca BU 2694 [=S], Valladolid BU 227 [=U], CV BAV Vat. lat. 5221 [=V], Wien ÖN Lat. 3130 [=Vind], Wien ÖN Lat. 3494 [=Vind1]. Tra questi codici, come si rileva in Albanese-Bessi 2000 (p. 240), «è pervenuta fortunatamente una copia qualificata, M, che (...) fu accuratamente tratta nel 1469 a Napoli, per opera di un copista-filologo, Piero Cennini, dalla copia dell'autografo emendato dallo stesso Facio: (...) molti indizi portano a credere che questo esemplare autografo abbia rivestito in qualche modo un carattere di "ufficialità" (...)». Il codice Ve BNM Lat. XIV 107, dunque, si presenta assai corretto e «potrebbe a buon diritto essere assunto come testo base dell'edizione» (Albanese-Bessi 2000, p. 246), ma l'esame integrale della tradizione manoscritta risulta necessario per ricostruire il sistematico lavoro di revisione testuale compiuto da Facio, che consente di postulare l'esistenza di un autografo in movimento. Gabriella Albanese, in Albanese-Bessi 2000, ha individuato infatti un gruppo significativo di errori e lezioni comuni che implicano la suddivisione dei testimoni in due famiglie a e b corrispondenti a diverse fasi redazionali: in particolare, come si rileva in Albanese-Bessi 2000 (p. 251), «l'autografo a da cui fu tratta la copia b in una fase redazionale ancora provvisoria, continuò ad essere "emendato" da Facio presso la corte di Napoli, con una fisionomia "in divenire" continuo finché pervenne ad un assetto conclusivo, sottoscritto e siglato dall'autore: a1. Da questo autografo in movimento furono tratte, verosimilmente in momenti diversi e successivi del lavoro di emendatio, varie copie negli ambienti di corte (...)». Il raggruppamento dei codici, secondo la rappresentazione stemmatica fornita nell'edizione, può essere così delineato:
In conclusione, la storia della trasmissione del testo del De origine è caratterizzata da due fasi: «subito dopo la prima stesura della novella (a), la prima diffusione (b) avvenne in maniera spontanea e incontrollata dall'autore, prima della sua revisione, in ambito cancelleresco, per il cui tramite la novella si diffuse, in una folta tradizione di copia (x), attraverso il vettore dei formulari delle cancellerie (...). Ma in questo ramo della tradizione è individuabile anche un altro canale di diffusione (y) assai più curato sotto il profilo testuale» (Albanese-Bessi 2000, p. 286). La seconda fase di diffusione della novella avviene nell'ambito della corte aragonese di Napoli dopo la revisione linguistico-stilistica operata da Facio «sulla sua copia di lavoro autografa (a1), in movimento continuo negli anni napoletani» (Albanese-Bessi 2000, p. 286). A questo ramo della tradizione appartiene la copia c, testo ufficiale di riferimento anche dopo la morte di Facio, da cui fu esemplato il codice Ve BNM Lat. XIV 107: proprio sulla base di questo testimone, nell'edizione di Gabriella Albanese, dopo un'accurata valutazione stemmatica che ha permesso di rintracciare probabili varianti d'autore, è stato stabilito il testo critico del De origine.
La novella De origine inter Gallos ac Britannos belli historia ha avuto, dunque, una notevole circolazione manoscritta con testimonianze che si inoltrano fino al XIX secolo, tuttavia è approdata alla stampa soltanto nel Settecento, per iniziativa di Camusat (primo editore del dizionario letterario lasciato incompiuto da Alonso Chacón) che in appendice al profilo di Bartolomeo Facio pubblicò la novella fino ad allora considerata perduta. Della novella esiste una moderna trascrizione in Doglio 1975, basata sul corrotto codice Ge BU B II 11.